di Attilio Galvani
Il tennis agonistico può diventare un’esperienza complessa per quei genitori che non hanno mai giocato a tennis a un certo livello. I tornei sono stressanti, il tempo libero e i weekend da dedicare al tennis si moltiplicano, i viaggi possono essere costosi e faticosi, cercare i campi per allenarsi, un allenatore serio e preparato, dei compagni di allenamento adeguati alle esigenze del proprio figlio….bastano soltanto questi fattori per indicare il rischio di “ipercoinvolgimento” al quale tutti i genitori sono esposti durante il cammino agonistico dei propri figli?. Questo accade perchè l’allenatore passa solo alcune ore al giorno con i ragazzi, mentre sono proprio i genitori che rimangono maggior tempo con loro.
Programmazione dei tornei: Uno degli errori più comuni che un genitore commette è quello di programmare personalmente i calendari dei tornei. Lasciate che vostro figlio si organizzi da solo, con il supporto dell’allenatore, dopo che i genitori avranno fornito a lui le disponibilità dato che come sempre toccherà a loro arrangiarsi nell’ingrato compito di accompagnare il figlio nei vari tornei. Una scheda agonistica con tutte le settimane dell’anno da compilare insieme al maestro dovrebbe essere la guida agonistica di ogni giovane tennista. Fate in modo che sia vostro figlio ad iscriversi ai vari tornei, che si preoccupi degli orari di gioco e che porti con sè la tessera FIT e tutti i documenti necessari.
A proposito di programmazione, vorrei ricordare che con la regola che permette la partecipazione a più tornei contemporanei fanno portare a casa più coppe, facili a livello giovanile, ma distolgono i ragazzi dal vero valore dell’allenamento e costringono gli stessi a vere acrobazie mentali che non aiutano la concentrazione e che distraggono dal vero intento del gioco: il divertimento.
Attrezzatura: Un altro errore tipico che i genitori commettono nell’educare i figli, è quello di preparare i materiali e le attrezzature, scaricando i figli da ogni responsabilità e impegno. Cambiare un grip, preparare una bevanda e portargliela in campo, portare la borsa e le racchette al figlio sono tutte azioni che indicano un ipercoinvolgimento del genitore e al tempo stesso una spersonalizzazione del ragazzo. Si inizia a vincere una partita dalla preparazione della borsa.
Il pre-partita: Quando si avvicina l’ora di inizio del gioco, il livello emotivo dei genitori sale proprio come quello di chi deve giocare. E’ dunque importante in questi momenti cercare di evitare di fare troppi discorsi sull’avversario che si deve incontrare. Lasciate che vostro figlio stia un pò da solo lontano da chiacchiere di club; cercate di evitare quelle frasi che aumentano la pressione come ”Se vinci questo turno incontri la testa di serie n. 1”.
Dite piuttosto “Fai del tuo meglio, qualunque cosa accada”.
Osservazione di un match: Durante una partita di torneo i genitori dovrebbero evitare di fare segnali con le mani e di mostrare facce di disappunto o di tensione. La prima cosa che un giovane guarda durante la partita è la faccia di suo padre. Se dopo alcuni punti giocati male il genitore si innervosisce o addirittura se na va dal campo, il ragazzo proverà un senso di vergogna e di fallimento che certo non lo aiuterà a esprimersi al meglio. Come genitori trattate gli avversari di vostro figlio proprio come lui, applaudendoli se fanno un bel colpo ed evitando di entrare in discussioni relative ad una chiamata “out” sospetta. Vostro figlio deve essere in grado di imparare a difendersi da solo, sempre nel rispetto delle regole della sportività.
L’analisi del match: Questo è uno dei momenti più stressanti per un giovane tennista, soprattutto dopo una brutta sconfitta. Anche se si pensa di sapere che cosa non ha funzionato nel gioco dei vostri figli cercate di evitare quei lunghi processi che spesso si intavolano durante il viaggio di ritorno dal torneo. Lasciate almeno un’ora a vostro figlio dopo una brutta partita, in modo che si riprenda da quella che già lui stesso vive come un’esperienza negativa. Una volta raggiunta la calma sufficiente, parlate del match tranquillamente e se necessario riferite all’allenatore, se non era presente, le informazioni necessarie per un’analisi più completa e producente.
Comportamento antisportivo: Questo è il campo in cui un genitore deve vigilare in ogni momento. Se vostro figlio comincia a parlare male, se comincia a trascinare o addirittura lanciare la racchetta, se pensate che cominci a rubare qualche palla non fate finta di niente voltandovi dall’altra parte. Quando si educa un figlio non c’è nulla di più importante della sportività e del rispetto delle regole e dell’avversario, neppure il titolo più importante. Siate fermi e decisi nel pretendere, in accordo con l’allenatore, eventuali provvedimenti nel caso in cui vostro figlio cominci ad uscire dai normali codici di comportamento.
Regole di gioco: Al fine di evitare spiacevoli discussioni che finiscono per coinvolgere la tranquillità dei figli impegnati in campo sarebbe bene che i genitori fossero a conoscenza delle regole del gioco.
Breve ripasso dei punti principali del CASA “Codice di arbitraggio senza arbitro”:
Il Codice non evita la frode, ma consente ai giocatori corretti di svolgere le funzioni dell’arbitro senza trarre indebiti vantaggi.
Ogni palla che non può essere chiamata fuori con sicurezza è buona e rimane in gioco: la palla dubbia è sempre buona.
Come noto a tutti, ciascun giocatore fa tutte le chiamate nel proprio lato di campo, ma pochi ricordano che la regola specifica in correttezza.
Ogni chiamata deve essere fatta immediatamente altrimenti la palla rimane in gioco.
Non si deve mai chiedere l’aiuto dei genitori o di altri spettatori per fare una chiamata in quanto più amici hai più disponi di possibilità di far decidere il punto a tuo favore.
Aggiungo personalmente la “regola” più importante che se fosse veramente seguita aiuterebbe più di tutti i discorsi:
L’AVVERSARIO DI MIO FIGLIO NON E’ UN LADRO