Cambio generazionale rinviato a Torino, ma che spettacolo

di Andrea Lanzavecchia

Si è conclusa a Torino, con la vittoria di Djokovic una edizione importante per noi italiani.

Una finale mai in equilibrio, ma che è stata vissuta con passioni da tanti italiani, non tutti necessariamente tifosi di tennis.

Cambio generazionale rimandato, dunque, ma tempo di un primo bilancio sul torneo torinese che ha mostrato tantissime luci e qualche ombra.

Proviamo a dare qualche voto ai protagonisti.

Sinner voto 9

Peccato per il calo di tensione e di convinzione in finale contro un super Djokovic. Per il resto, le Atp Finals di Jannik Sinner sono state semplicemente perfette, memorabili. Ha vinto 4 partite contro altrettanti top 8, ha battuto Nole per la prima volta, ha dato a tutti la sensazione di aver fatto nell’ultimo anno i progressi decisivi per puntare alla vetta: è migliorato sul servizio, sull’uscita dal servizio, sulla tenuta nervosa quando è sotto col punteggio, sulla capacità di giocare diagonali strette che rendono il campo più grande all’avversario). Non ha pensato nemmeno per un istante al ‘biscotto’ con Rune nell’ultima partita del girone per far fuori Nole dalle semifinali. È stato perfetto nelle analisi delle sue partite, non si è risparmiato sugli autografi e nei selfie con i fan. È sembrato il ragazzo perfetto, che ogni mamma e ogni presidente di Federazione Tennis vorrebbe alle cene coi parenti per fare bella figura. Forse gli manca ancora un pizzo di cinismo e di cattiveria agonistica per stringere sui punti importanti, ma tra un anno, forse due non avrà più limiti.

Djokovic 9+

Diciamo così: Novak Djokovic all’80% è ancora il giocatore più forte del mondo. Gli può capitare di perdere ogni tanto (6 volte nel 2023), per esempio contro un Sinner in serata di grazia e di autostima al massimo, davanti a 12 mila persone in visibilio. Ma poi vince lui, perché è ancora quello che si muove meglio su un campo da tennis e la fame di titoli e montepremi è quella del primo giorno. Djokovic è già e sarà sempre di più il tennista più forte (in termini di Slam e di tornei major vinti) di tutti i tempi e non era Torino il momento giusto per abdicare.

Detto questo, e proprio per questo, ci si aspetterebbe da una leggenda vivente come lui un pizzicò di simpatia e leggerezza in più, per esempio con il pubblico che spesso non fa il tifo per lui perché tiene per il più debole (che non è mai lui).

Medvedev 7+

Per un giocatore di scacchi di alto livello accettare di perdere la terza partita consecutiva contro un giocatore che avevi battuto tu le prime quattro volte è abbastanza inaccettabile, inconcepibile. È successo a Daniil Medvedev contro Jannik Sinner.

Però applausi convinti a un campione sempre sorprendente e spettacolare, col suo tennis di resistenza e precisione chirurgica malgrado i colpi piatti rischiosissimi. Semifinale non è poca cosa.

Alcaraz 6,5

Dal campione di Wimbledon e numero due del mondo ti aspetti sempre che vinca il torneo o al limite che perda in finale.

Alcaraz al 70% è un giocatore formidabile ma battibile, specie su un campo indoor e veloce come questo. La domanda è: errore di programmazione o performance sottotono, prevista e messa in conto? Tra due mesi c’è lo Slam australiano e avremo la risposta.

 

PalaAltitour voto 8,5

l PalaAlpitour, costruito nel 2005, lascia a bocca aperta: bellissima l’acustica, tutto l’impianto ha un qualcosa di avveniristico con i suoi enormi interni e l’ottima visuale da qualsiasi posizione. Al resto pensano i maxischermi che sono posizionati in alto. Le fasi di gioco sono sottolineate da effetti sonori e giochi di luce di un certo impatto. Gli amanti del tennis di una volta (quello silenzioso, in cui non volava una mosca e non c’erano i flash dei cellulare a dare fastidio a chi sta in campo) possono storcere il naso di fronte alla presenza del dj che approfitta delle pause per tenere alto il ritmo e coinvolgere il pubblico con la musica. Piaccia o no, fa parte della moda del momento. Unica, ma grossa pecca del palazzetto: i parcheggi nei dintorni sono complessi (bisogna setacciare le vie limitrofe all’impianto) e insufficienti.

Fan Village voto 5

La struttura è sicuramente molto spaziosa ma quando c’è tanta gente (e le Nitto Finals sono state letteralmente prese d’assalto) la confusione è garantita. Ovunque si vada ci sono code, per andare al bagno, per andare a mangiare o per superare i varchi con il braccialetto al polso, previa una perquisizione (questa sì, veloce) a borse e zaini. I punti della ristorazione sono tantissimi ma per il caffè pare sia obbligatorio raggiungere il Central Bar Lavazza in piazzale Grande Torino. Buonissimo il caffè e lo doveva essere per forza, dopo 45 minuti di fila. Cari signori Lavazza , perchè non aprire un altro punto di ristoro? E ancora: nel villaggio non c’erano gli store che vendono l’abbigliamento tecnico-sportivo dei giocatori. E’ un peccato. Possibile che non ci abbia pensato nessuno?

Inutili i due campetti da finto padel, mah…

Ultima nota, al di là di una formula che si sa lascia a chi perde, ed è successo anche quest’anno, la possibilità di vincere il torneo.

I biglietti. Chi vi scrive ha visto un doppio e un singolo, ammirando due ore complessive di tennis. Si dirà sfortuna, si ma forse qualcosa andrebbe ripensato.

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