di Alessandro Perrone
Data Stellare 20 agosto 2023, in una piccola ma ridente cittadina Americana, sui campi in cemento del Lindner Family Tennis Center a Mason, un sobborgo della città di Cincinnati (Ohio), c’e’ la finale tra il numero 1 al mondo, Carlos Acaraz, e il numero 2, Novak Djokovic.
Puo’ sembrare una delle tante partite tra questi due campioni (che si sono incontrati tempo fa nella finale di Wimbledon), e invece c’e il tennis galattico dei due giocatori. 3 ore e 48 minuti di TENNIS (notare il carattere maiuscolo, voluto) per decretare la vittoria del serbo con il punteggio di 5-7, 7-6, 7-6 al termine di una battaglia fisica e psicologica. Una delle vittorie più belle della carriera del serbo che ha dovuto fare i conti non soltanto con le qualità del n. 1 al mondo, ma anche con le difficoltà fisiche accusate per lunghi tratti tra il primo e il secondo set a causa delle alte temperature. Djokovic, però, da puro lottatore quale e’, ha vissuto un match in crescendo e non ha mai mollato, anche quando si è ritrovato sotto di un parziale e di un break, oltre ad aver annullato un match point nel tie break del secondo set.
Quello del Cincinnati Open, a prescindere dal risultato, è stato dunque l’epilogo perfetto con gli spettatori entusiasti per un match incredibile. L’inerzia sembrava tutta dalla parte di Alcaraz che dopo aver vinto il primo set, era avanti di un break anche nel secondo e già pregustava il bis di Wimbledon. Djokovic però non è uno abituato a mollare, anche quando a rendergli la vita difficile sono state le temperature altissime. Dopo il controbreak e un match point annullato nel tie-break, Nole ha pareggiato i conti rimandando il discorso al terzo parziale.
Un set di livello altissimo contraddistinto da un rollercoaster di emozioni: Alcaraz è riuscito ad annullare ben quattro match point trascinando il confronto al tie-break. Qui però non c’è stato nulla da fare con Djokovic che dopo complessivamente 3 ore e 48 minuti di gioco si è preso il titolo, strappandosi la maglietta in stile Hulk Hogan per esultare. Una vittoria entusiasmante per il campione serbo che ha paragonato questa finale a quella di un torneo del Grande Slam di fronte ad un Alcaraz che in panchina è scoppiato in lacrime
Alcaraz comunque è una cosa mai vista. In comune hanno la capacità, senza eguali nella storia del tennis di giocare i punti importanti, soprattutto i match point contro, proiettati in avanti, con coraggio, energia e qualità spaziali!
Errori c’è ne sono stati, da una parte e dall’altra. Però hanno dimostrato una volta di più di essere duri, durissimi a morire! Senza dubbio il match dell’anno! E resterà tale.
“Una delle finali più dure della mia carriera”. Così Djokovic ha commentato la vittoria del Cincinnati Open su Alcaraz prima di lasciarsi andare a complimenti infiniti nei confronti dell’avversario battuto: “Pazzo. Onestamente, non so cos’altro posso dire. Difficile da descrivere. Sicuramente una delle partite più difficili che abbia mai giocato in vita mia, indipendentemente dal torneo, dalla categoria, dal livello e dal giocatore. È incredibile. È un giocatore incredibile e merita tutto il mio rispetto. In due anni ha vinto più della maggior parte dei giocatori in carriera. È incredibile come si comporti sotto pressione”. Con appuntamento rimandato agli US Open, che sono ormai dietro l’angolo.
Quando i due si sono ritrovati poi vicini per la premiazione, è andato in scena un ulteriore siparietto. Djokovic ha nuovamente omaggiato l’avversario: “Amico, tu non ti arrendi mai. Gesù Cristo. Amo questo di te. Ma a volte vorrei che tu giocassi qualche punto in modo diverso (scherzando, ndr)”. A questo Alcaraz ridendo ha risposto: “Gli spagnoli non muoiono mai!”. Confermando il tutto e con un riferimento tutt’altro che velato al suo acerrimo rivale Rafa Nadal, Djokovic provato dalle fatiche ha chiosato tra gli applausi divertiti dei presenti ripensando anche ai fantasmi dell’eredità del mancino di Manacor: “Questo l’ho già sentito anzi, l’ho già provato”.
Djokovic 39 volte Masters! È a un solo Montecarlo dal vincere tutti i grandi tornei (Slam, Atp Finals e 1000) per almeno TRE volte!!!
La cosa veramente bella per un appassionato di tennis è quella di aver assistito ad un crescendo di intensità game dopo game.
Il livello di gioco raggiunto dal tie break del terzo in poi è stato incredibile.
Con anche sprazzi di tensione (doppio fallo su match point di Nole per esempio) che li hanno fatti sembrare umani.
Ma ci sono stati punti fondamentali giocati a tutto braccio e senza paura che solo i fenomeni possono fare.
Volée stupende, passanti, aces…colpi sulle righe e di controbalzo pazzeschi.
Il tennis, a volte, su 4 ore di partita si decide anche solo su 5/6 punti o poco più.
Questi punti decisivi sono stati giocati al 100 per 100 e questi due sono insieme il passato il presente ed il futuro del tennis. Perché Nole ne ha ancora da dare.
Ne ho viste tante di grandi partite in questi anni, ma quella che ci hanno regalato stanotte a Cincinnati questi due ALIENI supera ogni logica, parametro o definizione.
3 ore e 48 in cui è successo di tutto: break, controbreak, il colpo di calore di Djokovic, e, quando ormai tutto sembrava scritto, Mr 23 Slam ha recuperato energie e certezze, togliendo tutte quelle che Alcaraz si era costruito fino a quel momento e imponendosi al tie-break del secondo set.
Quello che è successo nel terzo set non si può nemmeno descrivere a parole, come Alcaraz ha giocato il nono e il decimo game (e il modo in cui ha salvato i match point a ripetizione) non esiste in natura e spiega perché questo fenomeno concorre già nella categoria dei Roger, dei Rafa e di Nole. Che a 36 anni, ormai sul cornicione, semi-moribondo, ha vinto un match e un torneo che resterà nella storia di questo sport.
Di fronte a un’impresa così, tennisticamente bisogna solo tirarsi giù il cappello. E ringraziare che esista questa rivalità, pregando che duri a lungo.
È finita così, con le lacrime umanissime di Carlitos e questo scambio di battute manifesto.
E ora arrivederci agli US Open. Torneo vinto dallo spagnolo l’anno scorso. Indipendentemente dal risultato finale, Nole, qualora dovesse passare al primo turno, riprenderebbe anche il trono dell’ATP.
I numeri di Djokovic
Nole vince il 95° titolo della sua infinita carriera, il 57° Masters 1000 e il terzo trofeo a Cincinnati dopo il 2018 e il 2020. Djokovic, inoltre, diventa il vincitore più anziano del torneo dell’Ohio, battendo il record detenuto finora da Ken Rosewall. Numeri incredibili per il serbo che alla vigilia degli US Open si riavvicina alla prima posizione del ranking mondiale che adesso dista una manciata di punti. Per Alcaraz, invece, è la prima sconfitta in finale in un Masters 1000 dopo 4 vittorie consecutive.