3 domande a … Fabrizio Caldarone

di Alessandro Perrone

Fabrizio Caldarone

Ex giocatore Semi-Professionista di Tennis, Laurea in Scienze Politiche – indirizzo Internazionale, Master in Sports Management & Marketing, In- ternational Tennis Tour Manager, Iscritto all’albo dei Coach Professionisti, Vice Presidente della Fondazione Tennis for Africa, Coach Internazionale della GPTCA, Coach della PTR.
Inoltre e’ Relatore presso la PTR e in varie conferenze di Tennis Internazionale

Da frequentatore del tennis professionista, prima come giocatore, poi come manager, quanto conta, nel tennis moderno, la componente tecnica, quella fisica e quella mental ́e

Ultimamente si parla tanto di quanto sia importante la componente fisica e mentale nel tennista, componenti sicuramente importanti nel tennis moderno, ma a mio avviso la componente tecnica e’ quella fondamentale: non si costruisce nulla di buono se c’e’ una grande fisicita’, una grande prepara- zione atletica e una grande forza mentale, se non c’e’ alla base una tecnica piu’ che raffinata.
il Tennis e’ uno sport di grandissima tecnica, e’ uno dei pochi sport legati ad una tecnica prelibata, forse lo sport piu’ tecnico al mondo, con una varieta’ di colpi incredibili e un timing che bisogna avere sulla palla eccezionale (parliamo di tennis ad alto livello) che solo una tecnica super raffinata ti puo’ permettere di fare.
La tecnica non e’ l’obiettivo finale, ma e’ la base su cui costruire una strategia di gioco vincente, che e’ l’obiettivo finale da raggiungere.
Tecnica fondamentale, ma solo con la tecnica, senza una ottima prepa- razione fisica e mentale, non si diventa giocatori.
La tecnica puo’ avere una esecuzione migliore e piu’ efficace solo se sup- portata da una preparazione fisica e mentale notevole: altrimenti, la tecnica dara’ un risultato discreto ma non preformante.
La tecnica e’ la base, su cui devo applicare anche le altre due componenti, solo allora il giocatore puo’ performare a livelli alti.

Nuove regole ATP, nuova Coppa Davis, cambio delle superfici, “allentamento” dell’erba di Wimbledon, nei 1000 la finale non 3 su 5, non e’ che il tennis si sta un po’ troppo piegando al Dio denaro e si sta perdendo la bellezza e l’incertezza nel risultato dei “vecchi tempi”?

Per quanto riguarda il cambiamento delle regole ATP, secondo me, ci sono delle cose positive ed altre negative. Se parliamo, ad esempio della Coppa Davis, diciamo che quello che farei,è chiamarle con nome diverso, perchè è troppo diverso dalla competizione originale, storica e tradizionale. Quindi non ́e un aggiustamento della competizione “Coppa Davis”: è un format totalmente diverso, l’unica cosa che accomuna il nuovo format con il vecchio,è che si gioca per il proprio Paese, e non è un torneo individuale.
Sarebbe giusto, come gia ́ detto, chiamarlo con un altro nome, ci sono altre competizioni ”a squadre” come ATP Cup, Laver Cup. Relativamente al cambio di superfici, sono molto favorevole, perchè già il tennis si giocava in superfici troppo diverse tra di loro, e anche in tempi molto ravvicinati (quando giocavo la serie B, capitava spesso di giocare con un atleta una settimana e vincevo 62 62 sulla terra battuta, e la settimana successiva perdevo 62 62 sul cemento sempre con la stessa persona).
Non ́e una cosa giusta, perchè alla fine il vero valore di un giocatore quale è? Ai miei tempi c’erano giocatori che non giocavano Wimbledon, perchè terraioli, c’erano giocatori americani che sapevano giocare solo ”serve & volley” e non sapevano giocare da fondocampo, giocatori fortissimi che non venivano mai a giocare sulla terra battuta.
In quei tempi c’erano delle categorie di giocatori: i terraioli, i giocatori da veloce, quelli da indoor.
Invece adesso devono giocare bene su tutte le superfici, e devono giocare i maggiori tornei: d’altra parte vengono favoriti dal fatto che le superfici sono meno diverse tra di loro, e lo stesso giocatore potenzialmente potrebbe giocare bene in ogni superfice. Relativamente ai Master 1000, solo la finale 3 su 5, non sono d’accordo, ma concordo con fare anche la finale 2 set su tre, come in tutto il torneo.
Giocare 2 su 3 oppure 3 su 5, è proprio un cosa totalmente diversa, lo stesso sport, ma totalmente diverso: una stessa partita, in caso di 2 sets su 3 la vince A, mentre 3 su 5 la può vincere B, quindi se giochi tutto il torneo 2 su 3, arrivi alla finale che un motivo c’e’: e non c’è motivo di alterare il torneo con una finale 3 su 5. Non può essere fatto sulla stessa gara. Il tennis sta cambiando tantissimo in questi anni, di alcuni cambiamenti sono favorevole, di altri no.

Il mercato delle wild card, una opportunita’ per pochi? Alla fine nel tennis, secondo la tua esperienza, chi ha talento riesce ad emergere o ha bisogno di “aiuti” delle wild card?

La wild card e’ un argomento molto delicato. Non sono favorevole di concedere ai giocatori molte wild card, ma poche e ben gestite. Poi se ven- gono sfruttate nel migliore modo possibile, da parte del giocatore, dal punto di vista dell’atteggiamento, dell’impegno, allora si puo’ concedere qualche altra wild card.
Chi gioca bene, chi e’ forte, viene fuori comunque, wild card o non wild card: la wild card deve essere un aiuto, da centellinare e da gestire in maniera molto oculata, in base a una ripartizione equa in base ai giocatori meritevoli.
Concedere a un giocatore troppe wild card non e’ assolutamente una cosa interessante perche’ il giocatore sa che ne ricevera’ altre anche senza meritarselo, e questo non va bene perhe’ toglie la possibilita’ a giocatori che ne hanno veramente bisogno, di ottenerle.

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