3 domande a … Diego Valentini

di Alessandro Perrone

Diego Valentini, presidente Csen Trentino Alto Adige, oltre che presidente del settore Tennis Nazionale CSEN. Professore di educazione fisica in pensione, e’ il referente nazionale del settore CSEN Tennis, istruttore nazionale CSEN, maestro nazionaleFIT  e preparatore fisico della FIT. Una vita dedicata allo sport, prima come professore, poi come delegato CSEN.

Csen Tennis Settore Nazionale, una scommessa vinta?

Sicuramente sì, siamo riusciti a creare un settore Tennis all’interno dello CSEN. Chiaramente l’obiettivo non era quello di fare la concorrenza alla FIT o ad altri enti, ma era proprio quello di dare al tennis, settore che era praticamente sconosciuto nel piu’ grosso ente nazionale di promozione sportiva, una identita’ particolare e precisa che e’ stata sempre apprezzata nei vari corsi ed e’ stata sempre vista di buon occhio dalla FIT, che rispetta la metodologia, il percorso formativo.

Quindi siamo riusciti a creare un settore che ha una propria identita’ e visibilita’: scommessa vinta.

Quale e’ il ruolo che hanno avuto, secondo te, degli enti di formazione sportiva, nella crescita dello sport in generale, e in particolare nel tennis?

Se vogliamo avere un quadro statistico, possiamo parlare che gli enti di formazioni hanno un numero esorbitante di associati, anche perche’ riguarda proprio la parte amatoriale, promozionale dello sport rispetto alle federazioni che sono nate per uno sport piu’ agonistico, con lo scopo di preparare gli atleti alle fasi olimpiche.

Detto questo, nell’ente di cui faccio parte, il CSEN, il tennis ha un ruolo molto marginale, in quanto l’Ente e’ fatto in gran parte di arti marziali, fitness, danza, ginnastica, e sport di tutt’altra natura.

Gli enti di promozione sportiva danno un contributo eccezionale allo sport italiano, perche’ vanno proprio a prendere, a volte, quelle localita’ lontane, che le federazioni non potrebbero raggiungere.

Una ASD, nel suo settore, riesce con piu’ facilita’ e meno burocratica, e con oneri finanziari diversi, ad associarsi agli entri di promozione sportiva, che da un certo punti di vista, sono piu’ sensibili e possono seguire le ASD nello svolgimento del loro lavoro.

Il ruolo degli enti non e’ marginale, anzi e’ fondamentale e speriamo che nel prossimo progetto “sport e Salute” continuino ad avere questo ruolo importante, poiche molte volte le federqazioni megastrutturate e politicizzate non riescono ad averle per loro natura.

Sei nel mondo del tennis da tanto tempo. Da buon estimatore del bel gioco, ti piace il tennis di oggi? Se dovessi fare un analisi tra il modo di giocare degli anni 80 e quello di oggi, cosa diresti?

Se devo parlare come ex giocatore, chiaramente, il mio affetto va allo sport che ho avuto la fortuna di praticare personalmente negli anni 80: uno sport piu’ comprensibile, meno esasperato, piu’ fruibile da parte di tutti. Parliamo di uno sport completamente diverso, da tutti i punti di vista, tecnico, fisico e anche di visibilita’.

Cio’ nonostante, se devo fare un ragionamento da tecnico, invece, posso dire che purtroppo non possiamo abbandonarci alla nostalgia del tennis di una volta, perche’ tutto progredisce, e io sport in generale non e’ immune a questi cambiamenti.

Pertanto non possiamo fermarci a sogni nostalgici, ma dobbiamo, come tecnici, aggiornarci, interpretare i cambiamenti in essere: e devo dire che anche questo ha il suo fascino anche il tennis moderno, che obbliga il tecnico all’aggiornamento continuo sulle nuove metodologie, sui nuovi allenamento.

Pertanto come ex giocatore sono legato al tennis di una volta, ma come tecnico, mi appassiona anche il tennis moderno. E’ una sfida che ogni maestro, ogni tecnico, fa, lavorando giornalmente con i propri allievi.

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