di Alessandro Perrone
Giocatore professionista (e’ stato tra i primi 12 italiani), coach GPTCA A, allenatore di tennis. Romano di nascita, bresciano di adozione.
Si occupa della squadra agonistica e SAT del circolo tennis Carpenedolo
Uomo di campo, e in questi ultimi anni anche social, con i video degli allenamenti dei suoi atleti che mette sul suo profilo facebook, che sono visti e copiati da molti addetti ai lavori
Come istruttore , ha portato giocatori dalla sat a livello atp, wta. I suoi allievi hanno vinto ITF a livello yunior, ci sono molti 2a categoria, nelle competizioni a squadre le sue squadre sono arrivati anche 4 in Italia nella sezione u14 maschile, campioni regionali u12 maschile.
- Il tennis dei tuoi tempi e il tennis di oggi: mi puoi dire se ci sono delle similitudini e delle differenze? Era piu’ bello il tuo tennis o quello attuale?Io ho vissuto, tennisticamente, due fasi. La prima fase in cui gli attrezzi erano classici, standard, in legno, e il tennis era abbastanza uniformato, diventava forte chi aveva le risorse per girare il tour in modo piu’ intenso, e poi, naturalmente c’era il talento. La seconda fase, con il cambio dei materiali, dalle racchette in legno a quelle in fibra (la rossignol F200) e l’avvento degli svedesi, ha portato a un cambio radicale a livello di impugnature di gioco, e agli impatti. Quindi il tennis si evolve con le attrezzature che cambiano, con le palle piu’ leggere, con i ritmi che salgono. Non c’e’ il tennis piu’ bello o brutto: e’ un tennis adeguato all’attrezzatura che ci sono in quel periodo.Quindi adesso con le racchette che spingono a 300 all’ora, si gioca un certo tipo di tennis: una volta le racchette spingevano di meno, e il tennis era piu’ tattico che potente.
- Quanto conta, secondo te, nel tennis moderno, la componente tecnica, quella fisica e quella mentale?Negli anni 80 si giocava prevalemente su terra rossa in Europa e sul cemento/erba nel circuito americano, australiano e Wimbledon.Ora invece si gioca anche in Italia sul cemento, e su altre superfici, quindi, aumentando il ritmo della palla, le spinte e il timing piu’ veloce, anche l’atleta si e’ modificato, la componente fisica e’ diventata piu’ importante rispetto a prima, anche se noi atleti eravano preparati bene fisicamente. Di conseguenza la parte mentale, che una volta era strategia, un incontro di tennis era una partita a scacchi tra i due giocatori, adesso e’ diventata mentale, riuscire a stare sul pezzo per piu’ tempo a ritmi alti.Ai miei tempi era bello fare i bei colpi, perche’ il ritmo di gioco era piu’ basso: la veronica di Panatta, la smorzata.
- Hai portato atlete a giocare e vincere future e challenger, che consiglio daresti a un atleta che vorrebbe cimentarsi in questi tornei, e al suo allenatore?Ho portato atlete a gareggiare in Future e Challenger, alcune hanno vinto ITF e junior: ho portato atlete a fare qualificazioni in tornei importanti.Il consiglio che potrei dare a un giocatore e al suo allenatore, e’ quello di programmare e pianificare tutto nella maniera piu’ corretta nel cercare di distribuire i tornei nell’arco dell’anno in maniera sensata e logica. Il giocatore deve avere una grande preparazione atletica e una versatilita’ a 360 gradi in mezzo al campo: essere un giocatore universale, e non specifico da fondo o da rete.
P.S. La caricatura di Claudio Palazzo e’ stata fatta dal Valentino Villanova