Non me ne vogliano campioni piu’ blasonati del mio desiderio di iniziare a scrivere sul blog di un personaggio non “numero 1” sul campo, ma che sicuramente ha caratterizzato gli anni 80 nel mondo del tennis. Stiamo parlando di Mecir, il giocatore cecoslovacco che con il suo modo unico di giocare ha incantato i campi dove ha giocato.
I numeri di Mecir
11 | Tornei ATP Vinti in singolare |
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9 | Tornei vinti di Doppio |
4 | Best Ranking singolare 22/02/1988 |
4 | Best Ranking doppio 07/03/1988 |
262-122 | Vittorie-Sconfitte in singolare |
100-53 | Vittorie-Sconfitte in doppio |
$2,632,538 | Totale Premi in carriera |
Il personaggio
Giocatore straordinario che faceva del talento la sua arma in piu’ rispetto ai suoi colleghi, ma purtroppo e’ nato in un periodo in cui spadroneggiavano i vari Edberg, Lendl, Becker, Noah, Wilander e tantissimi altri: un periodo storico, d’oro per il tennis, ma comunque lui riuscì ad inserirsi alla grande ottenendo successi importanti togliendosi molte soddisfazioni nei confronti dei suoi piu’ blasonati colleghi. Mecir, infatti, fu soprannominato nell’ambiente “ammazza-svedesi” per la facilità con cui, sornione, faceva fuori uno dietro l’altro i temibili tennisti scandinavi (Wilander ed Edberg alcuni dei nomi eccellenti).
Altro suo nomignolo, forse il più famoso, era quello di “Gattone” Mecir, e qui Internet ne dà due genitori: la prima e’ che gli fu affibiata da Vittorio Selmi, tour manager dell’ATP, il quale gli affibbiò il nomignolo dopo averlo visto appisolato su un divano tra una partita e l’altra di un torneo, mentre la seconda è che gli venne donato da Gianni Clerici, che ne dipinge l’essenza come un’istantanea: “Il randagio felino che cammina ostentando sicurezza incurante, guardandoti con una sorta di commiserazione, e d’un tratto, con imprevedibile balzo felpato, te lo ritrovi sulla palla”.
Nato in Slovacchia a Bojnice nel 1964, pochi anni prima della Primavera di Praga, The Big Cat cominciò a giocare a tennis a sei anni, raggiungendo i primi risultati importanti nel 1985 quando, grazie ai successi a Rotterdam e Amburgo, uniti alle finali di Roma e Philadelphia (dove sconfisse con una certa soddisfazione Jimmy Connors in semifinale) raggiunse la top ten, dove rimase stabilmente fino al 1989.
Non ottenne molto di più, il Gattone, eccezion fatta per due finali slam, a Melbourne e a Flushing Meadows, perse entrambe malamente da Ivan Lendl, nonostante il suo smisurato talento promettesse faville. Come un gatto, Mecir si muoveva sinuosamente sul campo, con eleganza e l’aria sorniona, stordendo l’avversario con palleggi dolci carichi di variazioni e poi fendenti improvvisi, preferibilmente di rovescio, come dei graffi violenti e imprevedibili. Non era un attaccante alla McEnroe ma sotto rete sapeva cosa fare, dotato di grandissimo tocco e di un certo gusto felino per il “dispetto tecnico”.
Secondo alcuni non s’impegnò mai abbastanza per raggiungere la vetta ma è proprio grazie a questo “disimpegno” che forse mantenne intatta la sua originale creatività fino al ritiro dalla scena tennistica, rimanendo sempre fedele a se stesso.
La Carriera Tennistica
La sua prima vittoria in singolare avvenne a Rotterdam nel 1985. Raggiunse la prima finale del Grande Slam agli US Open del 1986, dove affrontò il connazionale numero 1 della classifica ATP Ivan Lendl: Lendl vinse la gara con il punteggio di 6-4, 6-2, 6-0. L’edizione del 1986 degli U.S. fu inoltre memorabile in quanto quattro tennisti cecoslovacchi si affrontarono in finale: Helena Suková e Martina Navrátilová nel singolare femminile ed appunto Mečíř e Lendl nel maschile.
Nel 1987, Mecir vinse 6 titoli di singolare e sei di doppio incontrando altre tre volte Ivan Lendl: vinse il Lipton International Players Championships, Key Biscayne, Florida, mentre perse il German Open, Amburgo e le semifinali degli Open di Francia.
L’anno migliore della carriera di Mečíř fu il 1988 alle olimpiadi di Seul: nelle semifinali di singolare maschile sconfisse lo svedese Stefan Edberg, detentore dell’ultimo titolo di Wimbledon, in cinque set con il punteggio 3-6, 6-0, 1-6, 6-4, 6-2, mentre nella finale vinse contro Tim Mayotte in quattro set con il punteggio di 3-6, 6-2, 6-4, 6-2. La vittoria con Mayotte gli valse l’oro olimpico. Nella stessa olimpiade vinse inoltre la medaglia di bronzo nel doppio maschile in coppia con Milan Šrejber. Questi ristultati gli permisero di raggiungere la quarta posizione del ranking.
Durante la sua carriera, vinse 11 titoli di singolare e 9 di doppio arrivando alla posizione numero 4 della classifica ATP. In carriera ha totalizzato premi per 2.632.538 dollari. La sua ultima vittoria in carriera nel singolare fu nel 1989 ad Indian Wells, mentre nel doppio fu nel 1989 a Rotterdam.
Chiude la carriera con due grandissimi rimpianti. Il Gattone avrebbe potuto vincere sicuramente di più, ma la cosa che gli lascia l’amaro in bocca è il fallito assalto a uno titolo major. Due le finali giocate, Us Open 1986 e Australian Open 1989, e due sconfitte sonore e nette contro Ivan Lendl, con la miseria di 12 giochi vinti in totale nelle due partite. Ad esse vanno aggiunte le semifinali giocate al Roland Garros 1987 e a Wimbledon nel 1988.
Mečíř fu infine membro della squadra cecoslovacca che vinse la World Team Cup nel 1987 e la Hopman Cup nel 1989.
Nel 1990 si ritirò a soli 26 anni, provato dai continui problemi fisici. Un lampo nella storia del tennis, non di quelli così luminosi da lasciarti senza fiato, ma di quelli che sanno comunque incantarti per la loro unicità
Attualmente è il capitano di Coppa Davis della Slovacchia.
Curiosità
Spirito introverso immerso nel suo mondo, il Gattone viaggiava senza coach, amava la libertà e nel tempo libero si dedicava alla pesca, sua grande passione. Era il 1986, vuole la leggenda, quando sotto i riflettori della Grande Mela, in occasione della festa inaugurale del Master di fine anno, gli organizzatori dell’evento si accorsero che qualcuno mancava all’appello. Qualcuno che non si era minimamente preoccupato di avvisare perché, dimenticatosi completamente del torneo, si era accampato sulle rive di un lago slovacco a pescare in beata solitudine.
Che sia vero o si tratti di fantasia, il fatto descritto ci restituisce un’immagine fedele, brillante e indolente di uno dei campioni più originali della storia del tennis.
E’ importante ricordare come fu proprio Mecir a negare a Mats Wilander il prestigioso Grande Slam nel 1988, infliggendogli una sonora batosta a Wimbledon nei quarti di finale (incontro vinto col punteggio di 63 61 63).
Con il suo morbido tennis a zampate, l’indimenticabile Gattone vinse con la maglia della Cecoslovacchia l’Olimpiade nell’anno del ritorno del tennis come sport ufficiale, nell’88 a Seoul.
Ha detto in una intervista: “Non ho vinto uno Slam, ma non cambierei l’oro olimpico per niente al mondo. A Seoul non mi sono sentito un tennista. Mi sono sentito uno sportivo”. In quella umida estate del 1988 lo Miloslav Mecir può sentirsi come nessun tennista nei precedenti 64 anni. Può raggiungere quello che Don Budge, Bill Tilden, Rod Laver o Bjorn Borg non hanno potuto nemmeno sognare. Perché il tennis, sport solo dimostrativo a Los Angeles quattro anni prima, torna nel programma olimpico per la prima volta dal 1924.
“Le Olimpiadi hanno sempre avuto un significato speciale per me, già da quando ero giovane. Era qualcosa di più grande trovarmi lì con tutti quei grandi atleti intorno” ha inoltre raccontato. Insieme agli altri cecoslovacchi (non ancora divisa in Repubblica ceca e Slovacchia n.d.r.) vive nel Villaggio, condivide un appartamento con altri giocatori accanto a quello di Jana Novotna. Incontra Carl Lewis e Ben Johnson, che ha visto solo in televisione, e si prepara a giocare per la prima volta in carriera in Corea del Sud.
Io lo ho visto giocare in un paio di occasioni, una a Milano allo Stella Artois, e una in una esibizione, e devo dire che era un piacere vedere come i colpi piu’ complicati li rendeva semplici, con quelle movenze da felino. Un soprannome mai fu cosi’ azzeccato
È stato anche l’ultimo a raggiungere la finale di uno Slam giocando con una racchetta di legno