La vera forza di Roger? La convinzione!!!

di Paolo Corti

In tanti anni di insegnamento (nel tennis) una domanda costante che mi sono posto è stata: “perché lui è diventato più bravo?”.

Probabilmente è una interrogazione che tutti noi ci siamo più e più volte fatta. E aggiungerei che spesso rispondere è stato anche piuttosto semplice. Tipo in tutti quei casi dove erano palesi le differenze tecniche e fisiche degli sfidanti. Ma voglio condurre la vostra attenzione a quelle situazioni di cui inizialmente non se ne può conoscere lo sviluppo. Immaginate tutti quei ragazzi che iniziano la loro attività sportiva e vengono, come spesso accade, inseriti in un gruppo. Possiamo già da subito intuire chi è più portato e chi meno. Quindi già da inizio della carriera sportiva del giovanissimo, possiamo trarre una sorta di ipotetica graduatoria basata sul livello delle capacità personali espresse in quel momento.

Mentre noi osserviamo dall’esterno questo processo selettivo, i componenti del gruppo lo vivono in prima persona, traendo ognuno di loro le proprie personali conclusioni e credenze. I significati dati agli eventi dipenderanno molto dalle credenze personali. Le credenze sono frutto delle interpretazioni cognitive di ciò che viene appreso dalle proprie esperienze e dalle figure di riferimento (genitori, famiglia, insegnati, persone di riferimento, ecc.). Le credenze sono il presupposto delle convinzioni.

Quindi la variabile che dobbiamo introdurre ed esaminare per rispondere alla domanda iniziale è: “quale è la stata la convinzione che ha fatto la differenza nella sua carriera?”.

La risposta la possiamo trovare se capiamo meglio cosa sono le convinzioni. Le convinzioni sono una sensazione di certezza riguardo ad un qualcosa. Tutti ne abbiamo tantissime di convinzioni, e tantissime di credenze. Abbiamo credenze riguardo noi stessi, siamo convinti di saper fare determinate cose e di non saperne fare altre. Siamo convinti di essere bravi in un campo e non bravi in un altro. Abbiamo convinzioni riguardo agli altri, ad esempio giudichiamo e pensiamo che certe persone siano brave, simpatiche e certe antipatiche, da evitare. Abbiamo convinzioni riguardo a cose anche più materiali, insomma la nostra vita si basa sulle convinzioni.

Questo accade nella vita di tutti i giorni e anche in quella sportiva. Le convinzioni determinano i nostri risultati sportivi, e non solo: il fatto che ci sentiamo più o meno sicuri, il fatto che abbiamo una prestazione più o meno soddisfacente o che ci sentiamo più o meno capaci. A proposito vi voglio raccontare una storia avvenuta nel 1951. A quei tempi nella disciplina del mezzofondo gli atleti percorrevano la distanza di 1 miglio (1,609 km), in un tempo superiore ai 4 minuti. Fino ad allora nessuno era riuscito a percorrere la distanza del miglio in meno di 4 minuti. C’era la convinzione comune che fosse umanamente impossibile percorrere un miglio in meno di 4 minuti.

L’opinione di tutti gli stessi atleti era che fosse impossibile. Non solo gli atleti ma anche gli scienziati e i medici che in base alle conoscenze e a tutti gli studi fatti nell’epoca, affermavano che era umanamente impossibile percorrere 1 miglio in meno di 4 minuti. Era opinione comune che il solo tentativo di fare il miglio in meno di 4 minuti, avrebbe portato l’atleta a conseguenze drammatiche: dal sentirsi male fino ad un decesso, magari per infarto.

Nel 1951, un atleta stupì tutti quanti facendo, per la prima volta nella storia, il miglio in meno di 4 minuti. Stiamo parlando di Roger Bannister. L’impresa è di quelle storiche e infatti viene tutt’oggi ancora raccontata, sia in ambiti sportivi che lavorativi. In tutto questo, il dato più rilevante e che vi voglio sottolineare è ciò che avvenne negli anni successivi.

Nel 1952, più di 30 atleti riuscirono a percorrere il miglio in meno di 4 minuti e dopo 3 anni ben 300 atleti riuscirono a battere il record. Che dire, è stato sufficiente l’esempio di un atleta per cambiare la credenza, in questo caso diremo “falsa credenza”, e crearne una nuova? Che cosa è successo? L’esempio di Bannister ebbe un forte impatto sul mondo dell’atletica e in particolare sulla specialità del mezzo fondo, l’impresa modificò le convinzioni dell’intero settore e non solo. Si innescò un processo collettivo che fece da guida per tutti. Una volta smentita la credenza e creatane una nuova, gli atleti potettero attingere a nuove risorse interiori, accedendo al loro potenziale fini ad allora inespresso e limitato dalla convinzione comune. Molto spesso le nostre azioni sono limitate dalle credenze depotenzianti o false credenze che hanno il potere di mantenere o modificare la chimica del nostro potenziale e delle nostre risorse, limitando così le nostre azioni. Per non cadere in questo inganno si deve generare un nuovo processo mentale.

Come fece Roger Bannister e in seguito gli altri 300 atleti. Quello che lui fece è una impresa unica, perché realizzò il nuovo record del mondo. Ciò significa che se vogliamo fare un nuovo record del mondo, dobbiamo innanzitutto saper valutare l’obiettivo: se è realmente realizzabile per noi e se è ecologico, cioè non deve recare danni a sé stesso, agli altri e all’ambiente. Quello che hanno fatto gli altri 300 è stato leggermente più facile, infatti è stato realizzato da molte più persone e in minor tempo. Mentre Roger Bannister doveva realizzare qualcosa di assolutamente nuovo e creduto da tutti irrealizzabile, gli altri 300 avevano già l’esempio della possibilità che fosse possibile. Bannister per fare il record ha dovuto creare una sua convinzione interiore, basandosi non sui dati degli scienziati e dei tecnici o di qualcun altro, ma su osservazioni, misurazioni e test eseguiti su sé stesso.

E quindi un giorno anziché dirsi “sì mi piacerebbe fare il miglio in meno di 4 minuti, però è impossibile, lo dicono tutti, lo dicono i dottori”, si è detto “Io sono convinto di poter fare un miglio in meno di 4 minuti, sono convinto di poterlo fare! Lo voglio fare e sono convinto di poterlo fare!”. Ovviamente quella di Roger era una convinzione potenziante. Nata perché fu capace di interpretare positivamente i suoi dati e la possibilità di riuscita. Questa convinzione lo portò ad accedere alle sue migliori risorse interiori. Anche gli altri 300 fecero qualcosa di straordinario ma con l’esempio concreto di Roger: ebbero la possibilità di accedere a una nuova convinzione e di attingere così alle proprie risorse interiore. Che cosa sono le risorse interiori? Sono quegli stati emotivi considerati positivi: la gioia, l’entusiasmo, la volontà, quel senso di potenza, di potere.

Quando modifichiamo le nostre risorse interiori, modifichiamo automaticamente il tipo di azione da compiere. Questi atleti potettero migliorare la loro prestazione durante gli allenamenti grazie al cambiamento avvenuto che forniva loro nuove e rigenerate risorse interiori. A questo punto abbiamo capito che le risorse interiori hanno il potere di determinare la qualità della scelta di quale azione applicare. Grazie a queste risorse, gli atleti ogni giorno correvano un po’ più velocemente del giorno prima. E giorno dopo giorno, azione dopo azione, il risultato finale di correre il miglio in meno di 4 minuti fu raggiunta prima da Roger e poi da tutti gli altri che lo imitarono nell’approccio mentale.

Per concludere, il percorso da compiere verso il cambiamento e il successo è basato su 4 steps: Convinzioni, Risorse Interiori o Potenziale, Azione e Risultato. Le convinzioni determinano il risultato! Molti Coach lo chiamano “Ciclo del Successo” o dell’”insuccesso”. La massima performance la si raggiunge quando si ottiene una circolarità del sistema. Cioè il Risultato (ottenuto) sarà la risposta di ritorno che avrà il potere di confermare, disconfermare o potenziare la Convinzione iniziale. In questo modo si crea quel loop necessario al raggiungimento del grande traguardo. Adesso torniamo alla domanda iniziale: “perché lui è diventato più bravo?”. La risposta che sembra banale è: LUI CI HA CREDUTO DI PIÙ!!! La convinzione più forte è quella che vince. Come diceva Henry Ford: “Che tu sia convinto di potercela fare oppure di non potercela fare, in entrambi i casi hai ragione”.

 

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