ATP Cup Sorpresa: il tennis fa squadra

di Massimo D’Adamo

La Serbia di Djokovic fa sua la prima ATP Cup trainando al seguito qualche riflessione circa il proliferare di campionati a squadre in uno sport disperatamente singolo come il tennis che, in passato, a malapena ne tollerava uno.
Addirittura tre, di cui due perfettamente uguali l’un l’altro e quindi a rischio inutilità. Una crisi di abbondanza che non fa eco a un ritrovato patriottismo, ma bensí alla voglia matta di fare business sulla scia di un appeal infinito che il circuito pro esercita sugli sponsor.
In quest’ottica, Federer ha imposto quella Laver Cup che pone l’Europa dinanzi al resto del pianeta. Una formula che concede alla manifestazione la valenza di un confronto tecnico mai sopito tra vecchio e nuovo mondo e che, in questo momento storico, riconosce al primo un nuovo illuminismo in chiave racchettara.
C’è poi l ‘Insalatiera nuova versione che, piaccia o no, ribadisce che il tennis non ha tempo da perdere appresso a competizioni per compagini. Proprio per questo nessuno capisce fino in fondo il varo di una copia sputata come l’ATP Cup.
Allora, vale chiarire che quest’ultima fu concepita prima che la Kosmos di Piquet facesse propria l’attuale Coppa Davis. Tutto accadde quando, rifiutando di apportare modifiche richieste dal grande gruppo finanziario, David Haggerty, presidente uscente dell’itf, abbia indirettamente spinto l’associazione giocatori a creare un proprio campionato a squadre, snellito e collocato ad hoc prima degli Australian open. Soluzione che una volta attuata, avrebbe indebolito di molto la gloriosa Insalatiera. Vista la malparata, il buon Haggerty si è prodigato in un’ energica inversione di marcia tornando sui suoi passi e scendendo a patto, nell’agosto del 2018, con le modifiche richieste dalla gestione Piquet.
Ed eccoci giunti a tre campionati a squadre incastrati in un quadrimestre scarso, di cui due sono uno lo specchio dell’altro. Un’ubriacatura per sovranisti che merita sicuramente un sollecito correttivo. Il problema è che, le due neonate competizioni hanno date opzionate per il prossimo futuro.
Ora, fatta salva la Laver che rimane una gradevole esibizione tra continenti, i giocatori a gran voce auspicano nella fusione delle altre due sotto l’antico tetto della Davis Cup, magari sistemata nella data australiana scelta dall’ATP in modo sa salvare capra e cavoli. La frittata è fatta e la faccenda giace già sulla scrivania di Andrea Gaudenzi con procedura d’urgenza. Già, ma come? La via d’uscita sarebbe nell’aria, poiché, da indiscrezioni raccolte, pare che la gestione del primo anno madrileno sia stata per la Kosmos assai deficitaria. Se si ripeterà, il gruppo, che tratta finanza e ama il denaro, potrebbe fare un passo indietro e lasciare via libera a una soluzione bipartizan.
Rimane da chiedersi sul perché di tanta confusione in un meccanismo come il circuito, che tutto sommato gira con risaputa esattezza. Soldi, naturalmente! Ma anche un braccio di ferro tra Itf e ATP mai allentato nell’arco degli anni, almeno da quando i giocatori sono montati in cattedra nella gestione del prezioso giocattolo.

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