L’assedio a Wimbledon, e una storia senza tempo

di Andrea Lanzavecchia

Appena tornato da un weekend di esperienze, emozioni uniche insieme al Editor di questo Blog, Alessandro Perrone, vi posso dire e credetemi, non per provocare facili ed inutili invidie, che “essere a Wimbledon” è una esperienza che, paradossalmente, non si può raccontare.

Tutto sembra sospeso per 15 giorni, il tempo è fermo alla notte dei tempi, ai riti che là mai cambieranno.

Le coperte da pic-nic, le vettovaglie per gestire le cinque, sei ore di attesa per i biglietti che vengono venduti giornalmente(noi abbiamo fatto 5 ore, entrati in fila alle 8,20 abbiamo varcate i cancelli del Tempio alle 13,40).

E’ incredibile osservare come il richiamo del grande tennis, attiri persone di tutti i tipi, età, e livelli di passione sportiva.

Famiglie con bambini piccoli, coppie di fidanzati, gruppo di amici, e perché no, lasciatemelo dire le persone “più belle”, anziani tutti pazientemente in fila per partecipare, laicamente, ad un rito.

Una volta entrati, chi ama il tennis ha tre soluzioni.

Vivere semplicemente il clima, l’atmosfera, godersi lo struscio privilegiato tra la folla, gli shops, i ristoranti e l’apparizione improvvisa di una vecchia leggenda(io ho visto, inseguito il mio mito John McEnroe!), essere insomma contento, già “di esserci”.

Oppure cercare con enorme fatica, spazio nelle tribune per assistere a delle partite anche non di cartello, ma sempre di gente che….sa giocare, professionisti veri, e vedere, e ammirare il tennis dal vivo, oppure la terza ipotesi.

Cercare il campione, quello vero, vederlo giocare, e regalarsi un brivido che ti rimarrà dentro per sempre.

Come si fa direte voi?

O con i biglietti presi che danno accesso ai grounds costo € 28 (sperando, difficile ma non impossibile che qualche Big giochi lì), oppure comprando ovviamente i rari e preziosi biglietti dei campi principali.

Oppure amici, fare come ho fatto io. Entrare tranquillamente sul Centre Court, superare i rigidissimi controlli vedere Federer, senza ticket, ma con tanta sfacciataggine e fortuna.

Ma questo lo scriveremo sul prossimo articolo

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