Di Alessandro Perrone
“La vita è come un libro, ogni giorno una nuova pagina e ogni anno un nuovo capitolo nel quale immergersi per vivere a fondo ogni nuova emozione, lasciando i momenti brutti nelle pagine precedenti e portare nel proprio cuore solo i momenti più belli ed accattivanti!”.
Scusate se inizio questo articolo con un aforisma a me caro.
Nella vita ho scritto tante pagine, molte memorabili, altre un po’ meno, ma quelle pagine mi hanno reso quello che sono adesso. Ci sono persone che nella vita vorresti conoscere, persone che possono insegnarti tanto in breve tempo, e che ti fanno ritornare alla mente le vecchie pagine della tua vita. Sicuramente una di queste e’ Salvatore Buzzelli, una persona che ha dedicato la sua vita allo sport sia come atleta che come preparatore atletico. Persona molto eclettica, con una cultura a 360 gradi, e con una curiosita’ innata che ho visto in poche persone. Anche se proveniamo da mondi diversi, abbiamo trovato dei punti in comune nel nostro libro della vita.
Vi voglio raccontare una giornata memorabile, giovedi’ 1 giugno 2017, giorno in cui ho incontrato per la prima volta il Prof. Buzzelli. Ero molto curioso di conoscerlo, mi ero documentato sul suo sito, ho visto i suoi video su Youtube, e la sua pagina Facebook: ci eravamo sentiti per telefono un paio di volte e avevamo parlato circa i nostri trascorsi passati, i nostri background, e ricordo una frase che lui mi aveva detto e che mi aveva colpito “Ti porterò nella preistoria della p.a. che neanche ti immagini!!”, allorchè io ho pensato “Gioco a Tennis da una vita, frequento circoli tennistici, ho letto tutto di lui, cosa avra’ di tanto antico che non ho mai visto?”. E invece mi sbagliavo, e capirete poi il perche’.
Cominciamo il racconto? Appuntamento a Bologna alle 12, sveglia la mattina, colazione abbondantissima (come al solito) e poi si parte con il mio ronzino a 4 ruote per la autostrada di bologna. La giornata inizia male, una spia rossa si accende nel cruscotto del mio ronzino, “pressione dei pneumatici bassa, controllare” dice il computer di bordo, forse ho forato? Speriamo di no. Mi fermo, controllo le gomme, e mi sembrano a posto: per maggior sicurezza torno indietro dal mio meccanico di fiducia, e gli faccio controllare la pressione delle gomme. Tutto ok, forse un sensore con il caldo e’ andato in tilt, comunque non ho voluto rischiare, dovevo fare 240 km quel giorno. Vado verso l’entrata dell’Autostrada di Padova Sud, inizia la giornata. Durante il viaggio tanti pensieri, tante domande da fare, chissa’ cosa vedro’, chissa’ se gli sarò simpatico, se vorra’ condividere con me le sue “informazioni”, ma soprattutto, chissa’ dove mi portera’ a pranzo? Bologna famosa per le lasagne e per i tortellini, chissa’ se li assaggero’ (penso sempre al cibo, devo andare dal medico :-D). Il tempo passa velocemente e in men che non si dica arrivo a Bologna all’indirizzo indicatomi, parcheggio e mi avvio verso il numero civico, suono, e una voce mi accoglie dicendomi di salire fino all’ultimo piano. Avrei dovuto aspettarmelo da un preparatore atletico, appartamento al terzo piano senza ascensore!!! Arrivato lassu’ mi apre un uomo dall’aspetto molto giovanile, con i capelli bianchi, che mi invita ad accomodarmi (credo si sia accorto che avevo un pochino di fiatone). Dopo 4-5 minuti di riposo, cominciamo a parlare per cononscerci meglio, e pianifichiamo il resto della giornata: siccome era gia’ l’una, abbiamo deciso di andare a mangiare prima e poi dedicare il pomeriggio a vedere le sue opere. Mi ha proposto un posto normale per mangiare, oppure un ristorante tipico bolognese, ho valutato bene, siccome la curiosita’ era tanta, poi ho pensato “tanto non e’ l’ultima volta che vengo a Bologna”, quindi siamo andati in un bar li’ vicino a mangiare. Un bel piatto di lasagne me le sono mangiate (lasagne ottime, anche se la mia mamma fa piu’ strati e li riempie di piu’ di ragù, ma questa sara’ una altra pagina del mio libro della vita che, magari, vi raccontero’ in altra sede), mentre lui ha preferito una bella insalatona, il tutto condito con una bottiglia di acqua gasata, poi con 6 mignon al cioccolato (all’inizio erano due, ma erano veramente piccoli) e infine un caffe’. Dopo questo pranzetto condito con tante chiacchiere, sono pronto ad essere choccato: passeggiatina per digerire, e per tornare nell’appartamento in cui mi mostra il campo di atletica e un parco che usa per fare gli allenamenti con i suoi allievi e per sperimentare sempre nuovi modi di allenamento.
Arrivati a casa, mi porta nel suo studio, dove ha “partorito” tutte le sue idee, dove ha scritto i suoi articoli, dove ha incontrato tante persone con cui ha collaborato in questi anni nel difficile mondo della preparazione atletica. Appena ho visto il locale gli ho detto “Steve Jobs e Wozniak hanno inventato la Apple in un garage, e tu invece in cantina. Nei piccoli luoghi si nascondono sempre le belle idee”. Una stanza in cantina, con tanti attrezzi, un divano, un tavolino, un armadio pieno di apparecchiature elettroniche, tante medaglie (mi aveva raccontato, durante le conversazioni telefoniche, che era stato un campione di atletica prima di rompersi la gamba), tanti diplomi.
Prende dal divano una valigetta, e mi dice “ecco il sensobuzz”, apparecchiatura fantastica per aumentare i tempi di reazione dell’atleta, in qualunque disciplina, lo accende e mi spiega come e’ stato creato: concettualmente molto semplice, ma dietro c’e’ tanto studio. Una delle cose che mi ha colpito nel Prof. Buzzelli e’ che ogni cosa che ha costruito e dice, e’ basato su esperienza empirica e sopattutto e’ basata su dati.
Ha cominciato a parlarmi del Test di Bosco, e mi ha fatto vedere la pedana che aveva costruito lui con le sue mani, usando la esperienza che aveva maturato come studente di ingegneria. Siccome il costo della pedana era proibitivo, allora se la era costruita da sé.
Questo test e’ stato implementato anche sul sensoBuzz, infatti nella confezione e’ stata inserita una piccola pedana con un cavo da inserire nel sensoBuzz.
Poi mi ha fatto vedere il Polifemo, una versione “low cost” del SensoBuzz, molto piu’ accessibile economicamente, ma con tutte le funzioni del sensobuzz.
Molti atleti lo usano, se lo portano con se’ durante gli allenamenti. E durante il pomeriggio passato insieme, molti atleti (sia tennisti che non) lo hanno chiamato per chiedergli dei consigli sulle metodologie di allenamenti da usare.
Dopo il sensoBuzz abbiamo visto una pressa dinamometrica per la misura della forza, macchina costruita da lui alla fine del secolo scorso: uno strumento che usa ancora oggi per verificare le migliorie nella forza dei suoi allievi.
Ho visto anche altri apparecchi a diodi fatti da lui per i suoi studi. Costruire queste apparecchiature ha comportato un incremento della curiosita’ e delle esperienze che la gente che usa apparecchiature gia’ pronte, non puo’ capire.
Dopo aver visto le sua apparecchiature, mi ha fatto vedere un apparecchio che fa parte anche del mio background informatico: il Commodore 64, il suo primo computer con cui ha iniziato la attività di programmazione. Insieme a questa opera d’arte, c’era un trasportabile DOS, e un portatile degli anni 90, e accanto a queste opere informatiche c’erano degli apparecchi medicali degli anni 90.
La visita a questo museo e’ finita, e la mia ammirazione verso questo personaggio e’ aumentata vertiginosamente: aveva ragione, mi ha fatto vedere cose che “noi umani non potremmo mai immaginare” (forse la frase che routger Houer ha detto “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser“, e’ stata concepita dopo aver visto questo laboratorio).
Adesso saliamo 4 piani di scale (3 + una rampa dalla cantina) e arriviamo nel suo appartamento.
Andiamo nel suo “secondo studio” dove su una scrivania spicca un vecchio PC (forse un pentium) con il Dos (erano anni che non ne vedevo uno), un portatile e tante apparecchiature elettoniche, quasi tutte costruite da lui.
Cominciamo a parlare di software, di come costruirlo, e di come negli anni 80-90 non c’erano i linguaggi di programmazione di oggi, e la programmazione era un qualcosa che non tutti sapevano fare. Accende quel computer “arcaico” e si apre una finestra dos. Mi mostra i programmi che ha scritto, e nel mostrarmi le schermate mi racconta delle difficoltà che ha avuto nella costruzione di questi software. Mi mostra il software per le palestre che e’ stato comprato da una ditta e presentato per Italia 90, poi un software che monitorizza le pulsazioni e prende i dati in tempo reale da un cardiofrequenzimetro che manda i segnali a un apparecchio costruito da lui, e in tempo reale viene mostrato il grafico sul computer. Questo ultimo apparecchio può sembrare “dei giorni nostri”, ma e’ stato concepito alla fine degli anni 80. Si nota subito che Salvatore e’ una persona curiosa, che ha una apertura mentale a 360 gradi, che non si accontenta della “formula finale”, ma vuole sviscerare qualsiasi problema. Ora tutti parlano di preparazione atletica usando come base il lavori degli altri, lui per ogni suo lavoro ha una base dati creata negli anni che ne giustifica e supporta l’uso. Base dati che e’ in continua evoluzione, poiche’ viene aggiornata sempre. Il che spiega anche perche’ gli esercizi e il metodo continua a funzionare benche’ la struttura fisica degli atleti e’ mutata negli anni, ci sono più possibilita’ di accesso a esercizi di una volta.
I software costruiti in gwbasic (apro una parentesi, il basic del dos e’ uno dei pochi programmi scritti da Bill Gates, almeno nella versione iniziale) costruiti negli anni 80 che sono attuali anche adesso.
Ovviamente ora i linguaggi si sono evoluto, e mi ha mostrato la versione “aggiornata” del suo programma, ma che non e’ altro che una trasposizione grafica nei nuovi sistemi, il cuore del programma e’ sempre quello degli anni 80: e’ stato tradotto l’algoritmo in un linguaggio attuale.
Dopo la visione di questi programmi, mi mostra due cose fantastiche:
- Il libro Schaum “statistica” dove lui ha preso gli algoritmi di statistica di base ed inferenza per i suoi programmi. Potra’ sembrarvi una cosa banale, ma e’ lo stesso libro che ho usato io per l’esame di statistica all’universita’ (so che non c’entra con il tennis, ma ve lo volevo dire)
- Una spada con un sensore e un cavo per il “polifemo” o “sensoBuzz” che ha costruito lui per le schermitrici per aumentare la velocita’ di reazione delle atlete. E stiamo parlando di schermitrici di livello olimpico.
Troppe nozioni per oggi, mi sento stanco, ma e’ un piacere sentire parlare Salvatore di quello che ha fatto e di quello che ancora vuole fare.
Gentilmente mi prepara un caffe’, ci sediamo sul suo balcone di casa, ammiriamo il panorama, e cominciamo a parlare dei vari eventi della nostra vita che ci hanno portato al tennis e alle nostre opere. Gli spiego la filosofia del mio blog, lui ne e’ molto contento e si ripropone di scrivere qualche articolo. Alla fine mi ha detto “Tutto quello che ho fatto e’ per lasciare una traccia”, queste parole sono le stesse che valgono anche per la mia vita: io dico sempre “ho fatto tante cose nella mia vita, se guardo indietro posso dire che i posteri si ricorderanno di me, ma non ho ancora finito, Jobs diceva Siate folli, e io un po’ lo sono.
Oramai sono le 8 di sera, anche se fuori c’e’ ancora un bellissimo sole, e’ ora di tornare a casa.
Mi onora di una copia del suo libro con una dedica, ci ripromettiamo di incontrarci in futuro.
Ho iniziato con un aforisma questo articolo, perche’ non finirlo con il motto “Think Different” di Apple di qualche tempo fa:
“Questo film lo dedichiamo ai folli,
agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane,
a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole, specie i regolamenti,
e non hanno alcun rispetto per lo status quo.
Potete citarli, essere in disaccordo con loro,
potete glorificarli o denigrarli,
ma l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli.
Perché riescono a cambiare le cose.
Perché fanno progredire l’umanità.
E mentre qualcuno potrebbe definirli folli,
noi ne vediamo il genio.
Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare
di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.”
Io mi sento tanto folle, e penso anche il Prof . Buzzelli. Folli che vogliono cambiare il mondo!!
Torna la rubrica ISMCA. Con ancora piu contenuti. Questo mese il preparatore atletico Salvatore Buzzelli ci parla dell’importanza dell’allenamento delle capacita attentive nell’ambito della preparazione funzionale del giocatore di tennis La ISMCA (International Sport Mental Coaching Association), nel corso dell’anno ha deciso di ampliare il tuo ambito di attivita. Oltre infatti a formare professionisti di livello nel mental coaching la sua mission si e allargata anche alla formazione, sempre in ambito tennistico, nel campo della preparazione fisica. Ad esempio, il corso che si tiene in questi giorni a Milano, in sinergia con il Simposio Internazionale di Tennis e la GPTCA, permettera di ottenere le qualifiche di mental coach ISMCA di 1° e 2° livello e di pyhsical coach di 1° livello.