di Gonzalo Lopèz Fabero
Lavoro con l’Italia da quasi 6 anni , devo ammettere che quando giocavo sul circuito, non mi piaceva andare molto in Italia a giocare, non so perché, ora invece amo l’Italia con tutta l’anima e Non vedo l’ora di venirci ogni volta che posso.
Ho fatto tante “tappe” in varie località Italiane, ho anche organizzato Stages in Spagna per giocatori italiani, per lo più “dilettanti” (se non sbaglio in questi 6 anni circa 900 giocatori sono passati attraverso le mie mani in Spagna), continuo regolarmente a contattare diversi allenatori per scambiare impressioni e ho una moltitudine di amici legati al Tennis in tutto il paese.
Esiste una persona che collabora con “Il blog di Tennis” e col mio centro di Barcellona: Pro Tennis Coaching BCN (vedi sito web) da anni, oltre ad essere il mio contatto esclusivo in Italia e che lavora al mio fianco continuando a organizzare iniziative, è il mio amico, Nicola Cattaneo, che ci ha messo in contatto per avviare una collaborazione tra i nostri blog. Ho voluto iniziare la nostra collaborazione con questo articolo, che spero troviate interessante. Altri articoli scritti da me in questi anni li potete trovare sul mio blog all’indirizzo www.tennisconcepts.org
In questo primo articolo commenterò la visione del tennis italiano, quello che percepiamo dall’estero, penso che dopo 6 anni tra di voi, sia più che competente nell’esprimere un parere, più o meno formato dell’ecosistema del tennis italiano, lo faccio con umiltà e con l’affetto più profondo per la terra di Leonardo e sempre con spirito costruttivo.
La prima cosa che dobbiamo distinguere è tra tennis amatoriale e professionale:
– Tennis amatoriale:
Semplicemente spettacolare, non v’è in Europa un paese con piu’ “tifosi” adulti per il nostro sport, una percentuale molto alta dei partecipanti delle mie tappe sono composte da adulti, è un segmento che investe molto nello sport, sia in termini di tempo che di denaro a tutti Livelli: lezioni private, abbigliamento (sempre aggiornati), racchette, corde da tennis, “stage” internazionali, partecipazione a tornei, ecc, ecc …
Mentre li alleno, vedo quanta energia usano per vedere come cercano di migliorare i propri colpi deboli , sempre alla ricerca della bellezza più che al risultato, sempre a guardarsi allo specchio Federer, il “Nureyev” di tennis, altamente istruiti e illuminati, chiedendo sempre info su aspetti tecnici che a volte non sai come rispondere essendo la materia complessa agli occhi di un dilettante, ma amano parlare di Tennis e soprattutto sempre grati, almeno nei miei confronti.
Si tratta di un settore che costituisce un mercato importante, aumentando il volume delle industrie di articoli sportivi, danno vita a tutta la rete sociale di club che danno lavoro a molti allenatori che cercano di migliorare il loro tennis, ma a volte è difficile a causa dell’età o di condizione fisica, infine saluto caldamente tutti quelli che ho conosciuto e che non vedo l’ora di conoscere, per dare a loro un contributo Spagnolo.
– Tennis professionistico:
L’Italia ha una delle più antiche scuole di tennis in Europa, ha tutte le componenti necessare per produrre giocatori, potenzialmente tra i migliori al mondo:
- Grande tradizione del gioco in Italia fin dai tempi antichi, anche un religioso di nome Antonio da Salothe Scaino ha scritto nel 1555 il libro prima nota di tennis, “Giuoco della Palla Tratatto di” (vedi il libro qui), se come si dice, il primo libro della storia del Tennis o di simili giochi è stato scritto da un italiano, il tennis è nelle vostre vene, affascinante …
- Una forte federazione dal punto di vista economico che ti permette di promuovere iniziative professionali.
- Vasta rete di club / tornei / a tutti i livelli, con in primis il Roma Masters Series, torneo che risale al 1930 e per la cronaca il torneo femminile fu vinto da una donna spagnola Lily Alvarez e Bill Tilden negli uomini. Per informazioni, all’inizio gli Internazionali d’Italia si svolgevano a Milano, solo nel 1935 fù trasferito a Roma.
- Esistenza praticamente in ogni club di una scuola / scuola di tennis a tutti i livelli che consente lo sviluppo del giocatore in tutti i segmenti della loro formazione.
- Un paese sviluppato con potere economico, dove l’intera popolazione, se lo si desidera, può giocare permettendo un gran numero di praticanti.
La grande scuola Italiana ha due giocatori di riferimento negli anni ’60: la signora Lea Pericoli giocatrice che ha raggiunto diversi round finali nel “Grande Slam”, Nicola Pietrangeli 2 Roland Garros nel 1959 e 60, e uno in 70, Adriano Panatta che segue le qualità di Nicola con il suo Roland Garros 76, salvando “match point” al 1° turno contro ceco Pavel Hutka, ed essendo l’unico giocatore che ha fermato per due volte, nel 1973 e 76 nel Roland Garros un uomo di nome Björn Borg, il Rafa Nadal di quell’epoca.
A prescindere dalla simpatia o antipatia sulla persona, le imprese di Adriano non sono state per nulla facili, e per me è un’icona assoluta del Tennis italiano accanto al signor Pietrangeli.
Negli anni 70 la squadra italiana il suo zenith vincendo la Coppa Davis nel 1976 in Cile, la squadra è stata formata da Adriano insieme a Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Antonio Zugarelli.
L’Italia ha sempre una presenza nel circuito di circa 5 giocatori nelle Top 100 ma manca il salto di qualità per avere più presenza nella top list , con tutto il potenziale che l’Italia ….. non sa lubrificare la sua scuola … allora cosa succede?
A mio avviso, parecchie ragioni:
- presenza eccessiva e influenza dei genitori in tenera età durante la formazione di base. Questo fa sì che il giocatore è sempre difeso dal genitore in ogni atteggiamento, non è corretto, vengono costruite strutture mentali inadatte alla competizione, troppe polemiche a livello di tornei giovanili con tutti gli attori coinvolti ( genitori , ragazzi e coach ), molti esempi di giocatori “adolescenti” totalmente stressati già nei primi anni, tutti abbiamo un esempio, diventano piccoli giocatori difficilmente allenabili.
- Una mancanza di un’idea chiara su cui sviluppare i giocatori, con una tradizione sulla terra battuta. I giocatori non giocano come devono giocare sulla terra, i messaggi sono molto diffusi e poco chiari su come giocare, cercando una eccessiva eccellenza nella tecnica o ricerca della pietra filosofale nel gioco che è la chiave del successo. Questa eccessiva ricerca di tecnica non affronta altri aspetti come la preparazione atletica, questo produce giocatori piccoli “gladiatori”, specialmente da bassa classifica. Un “Top 100” si raggiunge alzando il potenziale del giocatore. Un’altra cosa è non raggiungerlo a causa del suo carattere o dei valori nella sua personalità.
- La scusa come un modo per giustificare scarso rendimento a causa della mancanza di sforzo e impegno da parte del giocatore, scuse supportati dall’ambiente … non ho mai visto usare tante scuse per i giocatori italiani, alcune di queste ridicole e la cosa peggiore e’ che l’ambiente li crede e li giustifica sempre.
- Tutto questo “Cocktail” rende gli allenatori non protetti senza poter imporre al giocatore, quindi il giocatore comanda di essere eccessivamente giustificato dall’ambiente.
- La Federazione è molto presente in tutte le aree, monopolizzando conoscenze e iniziative difficili in qualsiasi direzione
L’Italia ha tutti gli elementi per poter formare 4 di Fognini, 2 di Seppi, 3 di Bolelli, 5 di Starce, 4 di Lorenzi e perfino 3 giovani tipo Quinzi … e tra questi magari anche il nuovo Panatta … ma la Ferrari non corre … l’Italia si perde nei suoi ragionamenti tra polemiche e tante scuse …
Il talento esiste, e in abbondanza, si vede dal numero dei campioni a livelli più bassi, ma i codici nei rapporti giocatore / allenatore / padre sono sbagliati, anche se i giocatori da giovani giocano molto bene e hanno risultati, ma alla lunga non si consolidano, mancano di impegno ed umiltà.
E’ un paradosso che nel paese dei Circo Romano i suoi giocatori sono poco gladiatori …
¡Si todo se engrasase…tiembla circuito con la armada italiana!!!!
Saluto a tutti i miei amici in Italia e spero di contribuire positivamente al Tennis Italiano.
P.S. Potete Vedere l’articolo originale in spagnolo al seguente URL La_Escuela_Italiana.pdf
Si ringrazia il nostro amico Nicola Cattaneo Rebuschini per la traduzione.